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Paolo Zelati

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VACANZE DI NATALE - 1983

Recensione pubblicata su Nocturno Dossier - Cinepanettone

“È sempre difficile parlare di un film di culto. Perché dietro al successo di un film di culto non c’è solo il giudizio estetico, o critico, o estemporaneo di coloro che amano quel film. C’è molto di più. Si tratta di ragioni legate alla sociologia, al linguaggio, allo stile e alla percezione, quasi iperrealistica, fissata sulla celluloide, di una realtà non visibile che oltrepassa le stesse intenzioni di rappresentazione degli autori. In altre parole, un film di culto piace perché, in maniera non prevista, assume un significato che va aldilà di quello che gli sceneggiatori, il produttore e il regista volevano raccontare” (Carlo Vanzina, Introduzione al libro “Vacanze di Natale”, Editore Unmondoaparte). Con queste semplici, sincere ed argute parole Carlo Vanzina spiega come meglio non si potrebbe il successo (immutato negli anni) di Vacanze di Natale e la non completamente razionalizzabile alchimia che lo ha generato. E bisognava esserci, il 15 dicembre 2003 al cinema Adriano di Roma, per capire veramente le parole del regista romano: una sala colma di persone di tutte le età, contente ed emozionate di festeggiare insieme all’”Associazione Vacanze di Natale” e a quasi tutto il cast (i fratelli Vanzina, De Sica, Calà, Lentini, Della Casa, Nicheli, Interlenghi, Garrone…) il ventennale di un film che, appunto, solo un film non è. Un pubblico che, dalle prime note di Moonlight Shadow che accompagnano i titoli di testa fino alla sigla finale, non ha mai smesso di ridere, applaudire e, soprattutto, di recitare a memoria la liturgia di ogni sacra, singola battuta.

E di battute memorabili nel film ce ne sono tante, troppe, tutte: dal romanesco sboccato del proletario Arturo Marchetti - Mario Brega (“Anvedi Mario quanto studia, me pare Leopardo!”), al veneto incazzoso di Pasin – Giovanni Brunelli (“Te sego via l’usel e te lo fago magnar come una luganega!”) fino ai neologismi milanesi di Donatone- Guido Nicheli (“Andiamo amore che qui, stasera, la libidine siamo al massimo!”). Riprendendo in mano la formula vincente di Sapore di mare (e molti degli stessi attori) i Vanzina continuano il loro percorso di “intrattenimento sociologico” con una commedia che si propone (con gli occhi di adesso? Di allora? Chi se ne frega!) come uno specchio della società italiana degli anni 80, nella quale la superficialità della nuova borghesia aveva contagiato ogni ambito, dall’architettura alla cultura (pensate in quest’ottica anche il contemporaneo Tenebre di Dario Argento). E allora Mario Marchetti (Claudio Amendola) e Luca Covelli (Marco Urbinati) si trovano divisi dalla classe sociale, ma uniti dall’amore per il calcio, Billo (Jerry Calà), pianista da piano bar e playboy, profeta della “Milano da bere” e delle scopate da una notte si innamora per davvero (di Stefania Sandrelli) e finisce per far cilecca proprio a letto con un altro “simbolo” degli anni 80, quella Moana Pozzi che, da lì a poco, avrebbe raccontato in un suo famoso libro come andavano le cose in quegli anni; per non parlare infine di Roberto Covelli (Christian De Sica in versione Albertone), costretto a confessare di essere frocio (oddio… bisex, anche se “moderno” è la parola giusta) al padre Riccardo Garrone, perfetto simbolo della nuova, arrogante, classe sociale dei parvenu: “Papà a te ti ha fregato il benessere, tu facevi il capomastro! Invece oggi hai i soldi e ti scandalizzi!”. Accanto ad un’analisi sociologica comunque marginale nell’economia della narrazione (quasi subliminale viene da dire) i Vanzina propongono una carrellata di personaggi straordinariamente umani e sinceri, con i quali il pubblico non tarda ad identificarsi, e una sceneggiatura scritta con humor e leggerezza alla quale bisogna aggiungere il merito delle numerose improvvisazioni fornite da un cast in stato di grazia. Potremmo concludere affermando che Vacanze di Natale è il migliore film dei Vanzina; ma è davvero così o il nostro giudizio è condizionato dal filtro dei ricordi (sarà la colonna sonora?!) e delle emozioni? Cercheremo di scoprirlo. Nel frattempo continueremo a goderci il film, la Vigilia di Natale, proprio come negli ultimi 22 anni.

VOTO: 10

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