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Paolo Zelati

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LA CITTA' INCANTATA

Recensione pubblicata su Il Mucchio Selvaggio nell'Aprile 2003

Piccola cronistoria. Nel 1984 Hayao Miyazaki realizza Nausicaä della valle del vento, un film d’animazione tratto da un suo famoso fumetto. Questo film contribuisce a consacrare Miyazaki uno dei più talentosi registi emergenti nel vasto panorama del cinema d’animazione giapponese. Successivamente nel 1985, Miyazaki insieme al suo mentore ed amico Isao Takahata fonda il prestigioso Studio Ghibli dove produce e dirige opere straordinarie come Totoro (1986), Kiki’s Delivery Service (1989), Porco Rosso (1992), La Principessa Mononoke (1997) e Spirited Away (2001), l’unico film d’animazione ad aver vinto nel 2002 l’Orso d’oro al Festival di Berlino. Spirited Away racconta le avventure di una bambina di nome Chihiro che, insieme ai genitori, attraversa un misterioso tunnel e finisce per caso in un mondo fantastico popolato da spiriti e strane creature. I suoi genitori vengono trasformati in maiali dalla maga Yubaba e la ragazzina, per sopravvivere, deve lavorare nella grande Stazione Termale per divinità gestita dalla maga; nel farlo Chihiro dovrà firmare un contratto cambiando il suo nome in Sen, col rischio di dimenticare per sempre le proprie origini e la propria identità. Alla fine, tutte queste esperienze trasformeranno quella che era una ragazzina piagnucolona e capricciosa in una persona nuova, matura e cosciente delle proprie capacità.

L’ultimo grande film del Maestro Miyazaki ci offre una versione nipponica di Alice nel paese delle meraviglie, in cui i temi della crescita e della maturazione psicologica sono affrontati con quella sensibilità e poesia tipica della cultura orientale, così differente dall’approccio didattico e didascalico che ha sempre caratterizzato, per esempio, le produzioni Disney. Il mutamento di Chihiro, infatti, si evince dall’osservazione dei suoi gesti (da impacciata a risoluta), delle sue reazioni e della sua più impercettibile mimica che a loro volta rispecchiano la maturazione interiore della piccola protagonista. In Spirited Away tutti i particolari sono importanti: dal paesaggio, ai personaggi di contorno, alla bellissima musica di Hisaishi; ogni elemento concorre a creare una visione di insieme assolutamente strabiliante che conferma ulteriormente l’eccezionale grado di realismo al quale è giunta l’animazione dello Studio Ghibli. Proprio il paesaggio ha sempre avuto una grande importanza per il cinema “ecologista” di Miyazaki (pensate alla terribile civiltà industriale che sconvolge il pianeta in Nausicaä), tanto da rendere la natura quasi un personaggio a sé, e che in Spireted Away è rappresentata dal Dio del Fiume, reso irriconoscibile perché avvelenato dall’inquinamento della vita moderna. Il tema della civilizzazione e dell’industrializzazione contrapposta alla natura immacolata e alla civiltà contadina è sempre fondamentale nel cinema di Miyazaki, sia che la narrazione si svolga in un futuro distopico (Nausicaä), nel Medioevo (Mononoke) o nell’Italia del Ventennio (Porco Rosso). Con Spirited Away, e soprattutto con la straordinaria figura dello spirito “Senza volto”, Miyazaki esprime più direttamente che mai la sua convinzione che solo un ritorno alle proprie radici può salvare il Giappone dal disagio sociale che sta attraversando in questo momento. Un mondo dove i giovani sono sempre più disorientati e conquistati dai ritmi di vita occidentalizzati e perdono il contatto con le proprie origini. Prepariamoci dunque ad essere conquistati dalla dolcezza di questo film che, come afferma lo stesso regista: “è indirizzato ai bambini di 10 anni e a tutti quelli che si sentono ancora di avere l’allegria e la spensieratezza dei bambini di 10 anni”.

VOTO: 8

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